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22 ottobre, 2018

Numeri impietosi sulla differenza di genere, anche l'Italia deve migliorare

Per analizzare il fenomeno della differenza di genere e aprire definitivamente gli occhi riguardo a un'ingiustizia che ci costa attendibilità sia a livello economico sia, soprattutto, sociale, si può tranquillamente scegliere di partire dalle parole di chi, il genere femminile, riesce ad elevarlo e a metterlo su un piano quantomeno equivalente a quello maschile.

E' il caso dell'ultima vincitrice del Premio Nobel per la Fisica, Donna Strickland, che alla domanda se fosse meravigliata di essere solo la terza donna ad aver avuto quel riconoscimento, ha tuonato "come faccio a essere sorpresa, se tutti i giorni della mia vita quando mi guardò intorno, sono circondata solo da uomini? Ecco, vedere troppi uomini, anche questo in effetti è un problema. Quand’è che cominceremo sui giornali a vedere più donne, nei titoli e nelle immagini? Donne scienziate, manager, economiste, medici, ingegneri, banchieri".

Se andiamo ad analizzare i dati fuoriusciti dal report di Statistica, che a sua volta riprendeva un articolo del World Economic Forum, infatti, nonostante gli ultimi Nobel per la Chimica a Frances Arnold e per la Pace a Nadia Murad, il divario tra i due generi è ancora impietoso. Sono 854 i Nobel ritirati dagli uomini, soltanto 50 quelli vinti dalle donne. Sembra una vera e propria conferma del patriarcato dell'Accademia quella che registra un 97% di premiazioni maschili al Premio più ambito.

Un altro dato allarmante e, da una parte, esplicativo, è quello che ci mostra come le pubblicazioni scientifiche vedono gli scienziati uomini autocitarsi il 56% delle volte in più rispetto alle loro colleghe. Naturalmente è scontato dire che gli uomini sono anche più presenti sui media e nei convegni[1].

Per accorgerci di tutto ciò ci basta guardare dentro i nostri confini, perché concentrandoci sugli ultimi dati si vede chiaramente che la situazione è ben più grave di quanto si immagini.

L'ultima analisi di Das, compagnia di Generali Italia specializzata nella tutela legale, ci dice che, ad esempio in Sardegna, l'85% dei dirigenti aziendali sono uomini, in Lombardia e nel Lazio le donne ai vertici rappresentano il solo 17%, in Basilicata il 19%-

L'isola sarda è la seconda regione italiana con la percentuale maggiore di dirigenti sopra i cinquant'anni (68%), dopo il Molise che registra ne registra un tasso del 73%, ma prima di Umbria e Valle d'Aosta ferme, se così si può dire, al 67%[2].

"È vero che, ancora oggi, le possibilità date alle donne di rivestire ruoli di responsabilità sono inferiori rispetto ai loro colleghi. Ci arrivano però prima, quando sono più giovani, perché devono anticipare il periodo che poi coincide con la maternità vissuta dalla società come un rallentatore che crea disparità" ha spiegato a MeridioNews Ornella Laneri, presidente della delegazione siciliana dell'Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d'Azienda (Aidda).

E' sottinteso come il gender gap raggiunga il suo apice proprio in quel momento, e cioè quando le donne arrivano al bivio che separa la famiglia dalla carriera.

Fortunatamente esistono casi virtuosi, come quello siciliano di Orange Fiber, un'impresa di Catania che si occupa di produrre il primo tessuto ecosostenibile derivante dalla lavorazione delle centinaia di migliaia di tonnellate di agrumi scartati dalla trasformazione agrumicola. Nata nel 2014 da una tesi di laurea dell'attuale Ceo Adriana Santanocito, l'azienda si è sviluppata con la collaborazione della responsabile marketing, comunicazione e foundrising Enrica Arena. "Nella mia esperienza l'essere donna non ha mai inciso: fossi stata un uomo, sarebbe stata la stessa identica cosa" ha voluto precisare la stessa Santanocito, che dallo scorso giugno a Catania ha anche avviato Terziario Donna Confcommercio con la collaborazione di altre sei imprenditrici del territorio.

"Non abbiamo mai pensato di preferire un uomo a una donna, o viceversa, altre aziende lo fanno di continuo guidate dallo stereotipo che penalizza le donne perché avrebbero meno tempo da dedicare al lavoro per non sottrarlo alla famiglia. Il punto su cui focalizzarsi è ripensare una flessibilità nel lavoro che vada oltre i concetti di femminismo e maschilismo che dovrebbero oramai essere superati" ha poi aggiunto.

Gli episodi di disparità di genere continuano a essere, però, ancora troppi.

"Me ne accorgo da episodi di vita quotidiana. Capita, per esempio, che collaboratori o fornitori più grandi di età e con più esperienza professionale, nel vederci donne, abbiano qualche titubanza. La differenza con i nostri colleghi uomini è che veniamo ascoltate con più facilità, ma veniamo prese sul serio solo se dimostriamo credibilità, professionalità e competenze" è stata la dichiarazione della Ceo di Orange Fiber.

"Per avvicinarsi a una parità che sembra essere ancora lontana bisogna lavorare concretamente sulle pari opportunità, a partire dalla creazione di asili nido direttamente all'interno delle strutture delle aziende. Ci sono ancora troppe donne costrette dalle circostanze a dovere scegliere tra maternità e carriera", è stata la conclusione dell'intervista di Ornella Laneri[3].

Una posizione che mi sento di condividere, per continuare a lanciare un allarme che renda definitivamente oggettivo agli occhi di tutti come il gender gap rappresenti ancora un enorme ostacolo alla realizzazione di un'evoluzione, sia dal punto di vista imprenditoriale che da quello umano, certamente più importante.

Simona Grossi