1396 Simona Grossi Articoli
27 dicembre, 2018

Bisogna ritornare sugli studi professionali per mantenere vivo il know-how italiano

In questa lenta ricrescita economica che si appresta finalmente a vivere il nostro Paese, un tema che è importante assimilare risiede nel salvaguardare il know-how proprio del nostro bagaglio culturale che ha rappresentato sempre un punto di forza per l'Italia.

E' a questo scopo che Stefania Lazzaroni, nominata da Andrea Illy direttrice generale di Altagamma nel 2013, si è posta l'obiettivo di incitare i ragazzi a intraprendere gli studi professionali per assimilare mestieri che stanno man mano scomparendo. Si tratta, quindi, di investire i propri sforzi nel mantenimento di tutte quelle risorse di cui l'industria italiana ha fortemente bisogno e che, piuttosto che indirizzarle all'estero o portarle all'estinzione, varrebbe la pena incentivare e far lievitare sui nostri territori.

La Fondazione Altagamma, infatti, da 25 anni si occupa di incrementare la competitività delle aziende di fascia alta ergendole a ambasciatrici mondiali dello stile italiano nel mondo, e si compone oggi di più di cento aziende del lusso.

"Tra cinque anni nelle professioni tecniche serviranno 50 mila addetti. In un paese che registra il 42 per cento di disoccupazione giovanile, le nostre aziende hanno difficoltà a trovare personale specializzato, istruito al saper fare. La partita si gioca nell'ambito della formazione: trasmissione dei saperi artigianali tradizionali e adeguamento ai radicali cambiamenti dettati dall'industria 4.0, che grazie alle nuove tecnologie porterà alla scomparsa di alcuni lavori e alla creazione di altri di natura diversa" ha recentemente dichiarato la direttrice generale a sostegno del discorso.

Le imprese appartenenti alla Fondazione che più si adoperano a farsi portavoce del made in italy a livello internazionale si occupano in gran parte di moda, cultura, design e alimentare, e finiscono per essere presentate ai mercati internazionali come brand di prestigio.

"Dove sta andando il design, la moda che cambia modello di business, le tendenze che influiranno su stili di vita e consumi, sono temi su cui in Fondazione abbiamo un focus sempre acceso. La mia è una professione poco nota, forse nemmeno considerata, su cui però bisognerebbe cominciare a puntare. I giovani non sono interessati perché non conoscono queste realtà associative, luoghi in cui l'impresa, la politica e le istituzioni vengono in contatto, eppure si tratta di contesti molto stimolanti che, in un'ottica di governance, richiedono competenze sofisticate. Supportiamo i master della Bocconi che lavorano sulla managerialità. Ci muoviamo per stimolare la nascita di sensibilità verso queste professioni tecniche, con iniziative che mettano in rete e diano visibilità alle corporate accademy delle nostre aziende. Mancano le vocazioni e deve migliorare la comunicazione su questi temi. C'è un percepito negativo, invece esistono scuole e percorsi di carriera estremamente validi".

La mission di coinvolgere i giovani al percorso formativo-imprenditoriale si è manifestata anche nella sua idea di istituire il premio Altagamma Giovani Imprese, che ogni anno certifica e valorizza i brand italiani emergenti e di successo. L'ultima edizione ha visto vincere il riconoscimento il gioielliere Salini e la pugliese Borgo Egnazia Resort.

Quello che si fa, cioè, è esprimere un'economia fondata sull'intraprendenza creativa e sulla cultura artigianale.
E, come spiega sempre Stefania Lazzaroni, "a unire le aziende che ne fanno parte, sono la passione per il design e la necessità di sviluppare visioni industriali capaci di guardare lontano. Le imprese del lusso, divise in segmenti molto diversificati, e tutto il loro indotto, valgono il cinque per cento del pil italiano. Non sono l'intero made in Italy, molto più ampio, più grande e più potente. Noi abbiamo medie aziende familiari rispetto alla dimensione globale, che il più delle volte non hanno accesso a momenti strategici proiettati in avanti. Eppure, con i loro marchi sono ambasciatrici dello stile italiano, molto importante specie in un momento in cui l'Italia e il lusso europeo devono proteggersi e conquistare mercati emergenti come la Cina. L'obiettivo di Altagamma è valorizzare questo patrimonio 'culturale' e far conoscere i brand".

L'operato della Fondazione Altagamma, promosso a partire dal suo vertice Andrea Illy, è quello di confrontare i modelli di business con gli standard europei per arrivare a incentivare e preservare il fare impresa italiano attraverso alcune collaborazioni, che vanno dalle analisi sul lusso di Bain & Company, un'importante azienda di consulenza, passando per le ricerche sui consumi high-end effettuate da Boston Consulting, fino ad arrivare al monitoraggio dell'evoluzione digitale effettuata da McKinsey.
Un altro tassello fondamentale è quello dello story telling aziendale e di tutta l'alta moda italiana. E' per questo motivo che il video promozionale della Fondazione, lanciato all'Expo di Milano e poi proiettato in giro per il mondo nell'arco delle successive manifestazioni, è incentrato sulle eccellenze dei nostri paesaggi e della nostra manifattura e si avvale anche delle riprese di una mostra fotografica. "Abbiamo di fronte sfide globali impegnative e possiamo spingere sul pedale delle eccellenze e di marchi molto amati" spiega infatti la Lazzaroni.

Quella della direttrice generale è un'altra storia di successo al femminile, che da laureata con lode in Lingue e letterature straniere moderne l'ha vista accumulare pian piano tutti i tasselli necessari per affermarsi nel mondo del international business.

Dopo la laurea, infatti, anziché intraprendere il lavoro prospettato alla Enimont, Stefania Lazzaroni sceglie di entrare nell'organico dell'importante Burson-Marsteller, società di comunicazione del Gruppo Wpp. A farle da mentore un'altra donna, Gigliola Ibba, della quale spenderà ottime parole definendola "una professionista eccellente, ho lavorato con lei per cinque anni. Il campo delle pubbliche relazioni era ancora abbastanza sconosciuto, c'era forse un unico master privato in comunicazione corporate che io ho seguito. Il lavoro, poi, è stato un'esperienza straordinaria; mi permise di rapportarmi con clienti stranieri, sempre su questioni legate a temi istituzionali, per esempio con l'allora ministro del Turismo egiziano, per la grave crisi reputazionale del Paese: a noi toccava riequilibrare delle informazioni amplificate in modo scorretto da alcuni organi di stampa. Mi sono occupata poi di crisi farmaceutiche e della mucca pazza. Per Barilla andai a Washington per la piramide del mangiar sano, un progetto americano riutilizzato e tradotto in Italia, che ricalcava l'odierna dieta mediterranea. Ricordo con molto affetto gli ex colleghi che ora sono sparsi in ogni dove".

La spinta creativa tutta al femminile continua a manifestarsi anche in altre occasioni, ridefinendo il concetto di fare impresa e di proiettare le aziende italiane ai vertici del mercato internazionale.

Nel suo curriculum, infatti, si può leggere anche il lancio di MTV Music e Television del Gruppo americano Viacom, per la quale stava partendo una trasmissione di 18 ore quotidiane sul satellitare Telepiù e che voleva proporsi come nuovo network di intrattenimento. "Era un po' la Netflix di oggi, una realtà all'avanguardia, fuori dai soliti cliché e che cercava di innovare. Una finestra sull'Europa per giovani italiani tra i 15 e 25 anni, che promuoveva campagne sociali. La mia vita era tra Milano e Londra per gestire alcuni progetti. C'erano tantissime dirigenti donne e una gestione molto evoluta, del tutto paritetica. Lì ho maturato un approccio moderno sul gender e la diversity che ora vedo crescere anche nelle aziende italiane".

Dopo questa esperienza è la volta del Sole 24 Ore con Ernesto Auci come direttore, "una realtà molto italiana, prevalentemente maschile, con taglio istituzionale macro economico. Stava lanciando la 24 ore tv, la radio e aveva il sito web numero uno in Italia. Parlava molto ai professionisti, avvocati, fiscalisti, con commenti puntuali sulle nuove politiche del governo in tema di tasse. Un approccio completamente diverso in cui la mia formazione portava elementi di novità, adeguati alle sfide che si erano prefissi. Il Sole mi è rimasto nel cuore".

Una breve parentesi a New York, poi il ritorno a Milano prima come corporate communications directors per Coca Cola Hbc e poi in proprio, con la neonata Nascent Communications. "La porto avanti per quasi sei anni, un'esperienza che mi fa cambiare punto di vista sul lavoro, mette in moto sensibilità molto diverse, faticosa ma positiva. In quel periodo avevo mia figlia piccola e non è stato facile conciliare la famiglia con la gestione in prima persona di un'azienda".

La sua capacità di generare impresa e di saper individuare i giusti segmenti di mercato per far sbocciare l'eccellenza del made in italy viene quindi premiata da Andrea Illy e dal ruolo in Altagamma, per il quale le si chiedeva l'impresa di internazionalizzare la Fondazione. Attraverso l'ambasciata italiana così lanciata Altagamma Club ad Amsterdam e una sorte analoga è già in programma per Cina e Stati Uniti. "La nostra idea è di rafforzare le relazioni tra i rappresentanti locali dei brand italiani e i partner e gli stakeholder locali, creare opportunità di network e raccogliere informazioni sul mercato e per accrescere la conoscenza sui punti di forza dei prodotti italiani".

Un punto che può anche accostarsi al turismo, tanto da dar vita al progetto Altagamma Experiences, una vetrina indispensabile per i brand per essere osservati da vicino come realtà eccellenti, creative e di artigianato. E' un programma che consiste nell'elargizione di un numero limitato di visite ai grandi marchi, ai loro siti produttivi, ai laboratori e agli atelier con la possibilità di incontro e confronto con gli imprenditori e il loro business style[1].

Quella di Stefania Lazzaroni e di Altagamma si propone, quindi, come una sintesi perfetta tra l'imprenditoria di alta gamma di cui l'Italia si è sempre fatta portavoce, e lo spirito innovativo e propositivo che un buon management femminile sa apportare al mercato delle imprese.

Simona Grossi