1285 Simona Grossi Articoli
28 maggio, 2019

La formazione aziendale, un importante e profittevole strumento a disposizione di aziende e professionisti

Gestire un’azienda, così come farne parte, è un compito che non si esaurisce nel momento della fondazione o dell’assunzione ma che richiede un aggiornamento costante e una formazione continua per permetterle di sopravvivere nel delicato equilibrio del mercato di oggi. Henry Ford, nel merito, pronunciò la famosa citazione secondo la quale “chiunque smetta di imparare è vecchio, che abbia 20 anni o 80. Chi continua ad imparare resta giovane. La più grande cosa nella vita è mantenere la propria mente giovane e aperta”.

Il rischio di fermarsi e di impantanarsi in un contesto socioeconomico estremamente competitivo ed in continua evoluzione è, infatti, estremamente tangibile e preoccupante per le PMI che non provvedono alla continua preparazione interna. La formazione non può e non deve esaurirsi ai banchi scolastici e ai manuali accademici, ma deve essere un giusto mix di upgrading tecnologici, di conoscenze, di processi gestionali e anche di modelli d’azione e di pensiero.

È per questo motivo che anche il mondo del lavoro ha l’obbligo di mettersi in gioco e affrontare la preparazione al cambiamento in maniera didattica ed adeguata. D’altronde la spinta al cambiamento ci viene direttamente dall’innovazione tecnologica, che da anni sta trasformando la conformazione delle realtà sociali, prime su tutte le aziende, e sarebbe quindi cieco e controproducente da parte di queste non dotarsi internamente di un percorso condiviso di aggiornamento agli sviluppi del mercato.

Le imprese sono quindi chiamate ad aggiornare ripetutamente il management e i dipendenti, insegnando loro nuove tecniche e dotandoli degli strumenti più performanti possibili, adeguatamente efficienti per ottimizzare la gestione interna.

Una buona pratica che però fatica ancora a decollare, stando a quanto riporta l’Osservatorio di Expotraining PMI per il quale, durante il 2016, la percentuale di aziende che si dotava di percorsi interni di formazione al personale era ferma al solo 10%, a fronte di un 80% di realtà intervistate che invece dichiaravano di averli in agenda ma di non averli ancora attuati. Di questo training, però, il 50% era dovuto ad un obbligo aziendale e, quindi, da considerare meno appetibile rispetto a corsi frequentati autonomamente perché visti come opportunità di innovazione e crescita.

Non si tratta, infatti, di una semplice pratica burocratica da archiviare, bensì di uno strumento preziosissimo che, di conseguenza, deve essere pianificato e gestito accuratamente, cercando di intercettare le necessità di chi lo frequenta e di focalizzarsi sulle giuste competenze per permettere loro di crescere e implementare le proprie competenze.

La formazione deve essere pertinente al ruolo imprenditoriale e deve combaciare con i valori promossi dall’azienda, ma al contempo deve quindi essere stimolante e utile, condotta con metodi più interattivi e coinvolgenti possibile così da avere un impatto maggiore su chi ne beneficia. I vantaggi che ne conseguono sono moltissimi, e vanno dall’aumento della motivazione e della produttività aziendale all’incremento delle singole competenze utili per l’impresa, dal miglioramento dell’organizzazione al suo sistemico incremento della produttività, dall’innovazione degli strumenti e quindi delle leve di competizione sul mercato fino all’evolversi dello spirito di squadra e del lavoro in team[1].

Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti” era il mantra di Charles Darwin, che può essere benissimo applicato al contesto odierno per quanto riguarda il mercato e le aziende che in esso si muovono, ed è per questo che le realtà che saranno più in grado di rispettare questo modello risulteranno quelle che sul medio-lungo periodo riusciranno a prevalere sui loro competitors.

È il caso di MTM Energia, azienda del settore energetico operante a Magnago sotto la guida di Michele e Monica Torretta, che hanno acconsentito alla specializzazione mediante nuove competenze scoprendo che “parte del contributo obbligatorio Inps può essere destinato a fondi interprofessionali che cofinanziano la formazione”, sia per i quadri che per i dipendenti. Questo Progetto Darwin (che dal nome conferma già la visione e le intenzioni di chi l’ha sottoscritto) è riuscito a coinvolgere tutto il personale grazie alla collaborazione di Confartigianato Imprese Varese. Come spiega Monica Torretta, infatti, “nel 2017 stavamo vivendo un momento di innovazione e crescita. Ci siamo resi conto che tutta l’azienda, e non solo la parte direzionale, aveva bisogno di nuove competenze e della piena consapevolezza di questo cambiamento”, e per questo motivo, anziché fermarsi allo step iniziale del costo, vera e propria discriminante per un gran numero di imprese, è stata analizzata la situazione e scoperto che “una piccola parte del contributo Inps che già le aziende pagano d’obbligo mensilmente può essere destinata a fondi realizzati per cofinanziare i percorsi formativi aziendali. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento a Fondart, il quale ha messo a disposizione una parte del contributo a fronte della presentazione di un progetto formativo completamente realizzato dal punto vista anche burocratico dalla scuola di formazione VersioneBeta di Confartigianato Imprese Varese”, ha proseguito la stessa imprenditrice.

Con una base formativa dedicata a tutti i dipendenti al fine di renderli più partecipi dei meccanismi e della visione generale dell’azienda oltre che, naturalmente, di dotarli di un accrescimento di background professionale, e un successivo focus programmato proprio per i vertici, la formazione aziendale svolge quindi un ruolo fondamentale di aggregatore valoriale e di avanzamento delle conoscenze di lavoro interno all’impresa, facilitandone l’esposizione dei processi e degli obiettivi finali e, quindi, stimolando il lavoro complessivo.

Come spiega Michele Torretta, “abbiamo creato l’azienda non perché vivesse per qualche anno, ma per decine di anni, con basi solide per i nostri dipendenti. Per poterlo fare era indispensabile continuare a evolvere, partendo sia dall’organizzazione interna, sia dalla formazione del personale. Operativamente abbiamo quindi ottenuto il certificato ISO 9001, istituendo tutti i processi. Poi abbiamo capito che era necessario dare anche una formazione specifica ai responsabili di processo”.

Nel loro caso specifico la formazione è stata suddivisa in due step. Il primo, personalizzato, veniva affrontato entrando nel merito della singola funzione aziendale mentre il secondo, di gruppo, faceva leva sulla mission aziendale per incentivare la creazione di un team di lavoro fino ad allora inesistente. “Abbiamo deciso di chiamarci MTM 360”, spiega Alberto Di Lucchio, responsabile di progettazione, “perché rappresentiamo la visibilità dell’azienda a 360 gradi, partendo dal processo di approvvigionamento, gestione delle risorse, progettazione, assistenza e commerciale. Adesso che il corso è finito stiamo portando avanti questo progetto in modo autonomo, ci troviamo a scadenze regolari, discutiamo di problemi, soluzioni, possibilità di miglioramento. Importante è stata la presa di coscienza, da parte di ogni responsabile, verso quelle che sono le esigenze di ogni altro processo, che non è sotto il suo controllo diretto e di cui non ha una visibilità immediata”.

Il risultato è dunque una presa di coscienza complessiva sulla base della somma delle singole esperienze professionali.

Ha poi continuato lo stesso responsabile spiegando che “delegare è difficile, ma ogni titolare deve accettare il fatto che alcune mansioni, se portano allo stesso risultato, possono essere svolte anche da altri e in modo differente”, dividendosi i carichi di lavoro e liberando così prezioso tempo da investire in altra maniera.

Alberto Fassi, responsabile commerciale, ha concluso dichiarando come “questi corsi hanno insegnato anche a capire quando dire una cosa e come dirla, a creare sinergia nel team, ad essere moderatori. Sono tutte attività che sono necessarie e non sempre ci sono. Quello dell’intelligenza emotiva è stato un approccio che mi ha aperto molto. È la capacità di capire lo stato emotivo della persona che hai davanti e di comprendere dove puoi spingere, dove devi rallentare e come comunicare. Ti aiuta a entrare in sintonia con l’altra persona[2].

Simona Grossi